La pandemia di Covid-19 e le relative interruzioni alle produzioni causate dalla pandemia del virus hanno rivelato quanto fragili possano essere alcune supply chain. Questo problema ha colpito in modo differente le aziende di tutto il mondo, ma su quelle statunitensi è possibile fare alcune analisi.
Secondo un sondaggio dell'Institute for Supply Management (ISM) infatti, quasi il 75% delle aziende statunitensi ha subito un'interruzione della supply chain a seguito dell'epidemia di Covid-19 (fonte).
Martijn Rasser, un membro del Center for a New American Security, ha poi affermato: "Con tutta l'incertezza che ruota attorno allo scoppio dell'epidemia di coronavirus, una cosa è certa: i metodi necessari a prevenire o contenere un'epidemia hanno messo in luce la vulnerabilità e la fragilità delle catene di approvvigionamento statunitensi"(fonte).
Un grosso pericolo evidenziato dalla crisi legata all'epidemia di Covid-19 fa riferimento al fatto che ancor oggi la maggior parte delle aziende manifatturiere non è in grado di prevedere quanto saranno gravi le conseguenze di alcune variazioni e situazioni critiche, perché non sempre le aziende sanno da dove provengono le materie prime chiave per la propria produzione. L'epidemia di coronavirus e le relative conseguenze hanno dimostrato quindi quanto siano delicate le supply chain odierne, che si basano sull'outsourcing e su margini esigui. Molti settori economici stanno assistendo alla fragilità della catena di approvvigionamento ed al fatto che sia importante avere visibilità sulla supply chain. In molti casi infatti, ciò che ha fatto la differenza nel reagire agli imprevisti legati alla recente epidemia, è stata la visibilità su ciò che stava per accadere.
Il professore del MIT David Simchi-Levi ha dichiarato che l'offshoring e la consegna di tipo just in time hanno reso le supply chain più fragili e che di conseguenza "le aziende subiranno pressioni per diversificare l'origine dei propri prodotti, aspetto che si rivelerà più facile per alcune aziende rispetto ad altre". Gli esperti di gestione del rischio hanno ripetutamente suggerito che tutte le aziende dovrebbero mappare le proprie value chain, identificare i punti più vulnerabili delle catene stesse e renderle più resistenti.
Anni fa, María Jesús Sáenz, professore al MIT-Zaragoza International Logistics Program, ed Elena Revilla, professore di operazioni presso la IE Business School, scrissero: “In molte aziende, la resilienza della catena di approvvigionamento non ha tenuto il passo del continuo aumento di complessità logistica." ed hanno suggerito cinque cose che le aziende potrebbero fare per aumentare la propria resilienza:
Contemporaneamente a Sáenz e Revilla un altro gruppo di accademici scrisse: “Per prosperare nonostante eventi dirompenti, le aziende devono migliorare il modo in cui affrontano interruzioni impreviste nelle supply chain. Le aziende possono coltivare tale resilienza comprendendo le proprie vulnerabilità e sviluppando capacità specifiche per compensarle." (fonte). Rendere le catene di approvvigionamento meno fragili potrebbe richiedere diverse strategie: “La realtà è che pratiche studiate per mantenere bassi i costi possono aumentare i livelli di rischio durante le emergenze ed interruzioni delle supply chain. Metodi di produzione di tipo lean e just-in-time, in cui manager lavorano a stretto contatto con un piccolo numero di fornitori per mantenere bassi gli inventari, possono rendere le aziende più vulnerabili a causa della mancanza di capacità di buffer".
I manager che tengono in considerazione anche la resilienza invece hanno già dimostrato come sia possibile migliorare le tradizionali pratiche di risk management grazie a strumenti che li aiutano ad anticipare, prepararsi, adattarsi e recuperare terreno al verificarsi di interruzioni. Addirittura, in alcuni casi sono in grado di trattare le catastrofi come opportunità che gli consentono di ottenere un vantaggio competitivo. La pandemia di Covid-19 dunque aiuta a comprendere una volta di più l'importanza del rendere più resistenti e resilienti le proprie catene di approvvigionamento.
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